In foto: (da sinistra) Roberto Cera (Presidente PATFRUT ), Marco Salvi (Presidente Fruitimprese), Paolo Bruni (Presidente CSO Italy), Stefano Bonaccini (Presidente Regione Emilia Romagna), Adriano Aldrovandi (Presidente Opera), Paolo De Castro (Primo Vice Presidente Commissione Agricoltura Parlamento UE)
Ecco le potenzialità dalle Direttiva UE contro le pratiche commerciali sleali
Un produttore italiano di ortaggi vende la sua merce a una catena di supermercati a marzo e incassa quanto gli spetta a ottobre: sette mesi dopo. Un esportatore spagnolo di frutta riceve un ordine per 50 tonnellate di prodotto da inviare a una centrale di acquisto che opera per diverse sigle della Grande Distribuzione in Germania. Ma dopo averla spedita il giorno stesso, la centrale gli comunica che le serve solo metà del carico. E il prezzo pagato sarà pari a 25 tonnellate.
Sono due esempi, tra i tanti, di comportamenti scorretti e purtroppo diffusi nei rapporti tra agricoltori, aziende di trasformazione e catene distributive. Un ventaglio di azioni che hanno riflessi negativi anche per tutti i cittadini-consumatori, con danni stimati per oltre 10 miliardi di euro l’anno, contro le quali interviene ora la nuova direttiva contro le pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare. Una norma attesa da almeno dieci anni, approvata in via definitiva martedì scorso dal Parlamento europeo, a Strasburgo, e che oggi è stata presentata dal vicepresidente della commissione Agricoltura, Paolo De Castro, nella sede del Centro Servizi ortofrutticoli – CSO Italy, a Ferrara.
La direttiva, che dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale UE dovrà essere recepita in tempi brevi con una legge nazionale, indica 16 pratiche sleali, che vanno dall’obbligo di pagamento ai fornitori entro 30 giorni dalla consegna per le merci deperibili, ed entro 60 giorni per quelle non deperibili; dalla messa al bando di modifiche unilaterali e retroattive dei contratti di fornitura e la restituzione dei prodotti invenduti, alla richiesta di pagamento per servizi non resi. Tutti interventi di fronte ai quali le aziende fornitrici fino a 350 milioni di fatturato consolidato (il 100% di quelle agricole e oltre il 97% di quelle alimentari europee) potranno sporgere denuncia in modo anonimo a un’Autorità nazionale di contrasto. La quale potrà imporre alle catene della Gdo il pagamento di sanzioni amministrative pari all’1% del fatturato.
Il presidente del CSO Italy, Paolo Bruni, davanti a un tavolo qualificato di imprenditori del settore e di rappresentanti delle istituzioni – tra loro il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni – ha ricordato che “la direttiva portata a casa da De Castro, capo negoziatore e relatore al Parlamento UE, rappresenta uno strumento fondamentale per il riequilibrio nei rapporti di forza anche lungo la catena ortofrutticola; un’altra tappa del lavoro svolto nel corso degli anni da De Castro nell’interesse del sistema-Paese. Averlo avuto con noi al Parlamento europeo ha fatto la differenza in positivo per l’agricoltura italiana”.
“In questo settore sempre più globalizzato – ha osservato l’europarlamentare – le nostre imprese stentano ad aggredire nuovi mercati anche per la loro scarsa capacità contrattuale. E i numeri appena diffusi dall’Istat non ci aiutano: nel 2018 l’export si è fermato a 4,6 miliardi, con un calo del 6,3%. Questa direttiva, frutto di un lavoro di squadra dell’Italia nelle sedi UE e di una larga maggioranza degli schieramenti parlamentari, potrà sicuramente contribuire ad aumentare il potere contrattuale e quindi la redditività delle aziende, in Italia e nel mondo”.
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, dal canto suo ha sottolineato la forza dell’imprenditoria del territorio, e di quella del settore agroalimentare, in particolare, ricordando che “l’Emilia Romagna negli ultimi quattro anni è stata la prima Regione per crescita e per export pro-capite, e continua a crescere a ritmi più alti anche rispetto a quelli del Nord Est”.
CSO Italy, costituito nel 1998, ha sede a Ferrara ed è un network di oltre 70 aziende associate che rappresentano tutta la filiera ortofrutticola nazionale.