“Un’edizione in netta ripresa quella di Fruit Attraction 2022 a Madrid, con una strabiliante partecipazione di buyer e visitatori che difficilmente si sono visti così numerosi anche nell’era pre-Covid. Un segnale confortante, forte e positivo, di cui il nostro settore avvertiva particolarmente il bisogno”.
Così Paolo Bruni, presidente di un CSO Italy che a Fruit Attraction 2022 ha portato una collettiva fortissima, composta da molte delle aziende di punta del made in Italy ortofrutticolo, curata in ogni dettaglio dall’Ufficio Fiere di CSO Italy coordinato da Bianca Bonifacio.
Abbiamo dato la parola ai protagonisti che in questi giorni hanno ospitato, nelle postazioni aziendali della collettiva, importanti colloqui d’affari per approfondire con loro il significato della presenza italiana in questa fiera caratterizzata tra l’altro da un caldo ottobre madrileno.
Ecco le loro dichiarazioni.
Matteo Mazzoni, direttore commerciale Gruppo Mazzoni: “C’è stato un buon inizio. Fin da subito un bel fluire di incontri, denso e frizzante. Ritengo che questa fiera sia diventata e sia destinata a diventare sempre più importante in dimensione e in valore, per noi e per tutto il comparto”.
Ernesto Fornari, direttore generale Gruppo Apofruit: “L’impressione è ottima. Sin dal primo giorno l’affluenza è stata molto elevata e abbiamo avuto numerosi incontri sia con clienti sia con fornitori. L’anticipazione di circa tre settimane rispetto al consueto periodo della fiera ha giocato a suo favore. Ho visto Gruppi che hanno organizzato delle belle iniziative, mettendo insieme fornitori di tanti Paesi. Non c’era mai stata una edizione così viva. Penso che dai timori per il futuro nasca un maggior bisogno di condivisione. Da un lato una voglia di confrontarsi, per provare a capire come si può affrontare questa crisi, e dall’altro un desiderio di incontrarsi per per sentirsi più vicini gli uni agli altri”.
Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa: “Buona affluenza sin dal primo giorno e buone possibilità di confronto all’interno della filiera”.
Alessandro Zani, direttore generale Granfrutta Zani: “La fiera sta andando molto bene. Nonostante tutti i problemi dovuti alla guerra, alla crisi energetica, ai rincari dei costi del gas e delle materie prime, si respira una bella aria. C’è tutto il mondo europeo dell’ortofrutta qui dentro. Quasi tutta la produzione europea e molti buyer di catene distributive di Germania, Svizzera e Inghilterra, che per noi sono importanti e con cui abbiamo già fatto diversi incontri. Inoltre, ci sono molti fornitori dell’Emisfero Sud. Per noi che siamo produttori di mele e di kiwi, è ottimo anche il periodo. La Spagna stessa ha mostrato interesse per il nostro prodotto, non essendo fornitrice di mele e kiwi. Penso che questa fiera si sia presa una parte di ciò che era Berlino. Dovremo prenderla come esempio in Italia”.
Alessandro Fornari, direttore generale Jingold: “La fiera va oltre le aspettative. C’è stata una crescita importante dei visitatori e degli operatori specializzati.
Questo per noi è un periodo ottimale, perché ci stiamo preparando all’inizio della commercializzazione del kiwi italiano. Stiamo incontrando molti clienti, così come molti esportatori dell’Emisfero Sud, con cui possiamo fare il punto e approfondire le strategie e i programmi per la stagione. I grandi produttori sudamericani di kiwi sono in controstagione rispetto a noi e questo è il periodo ideale per loro per fare previsioni per il prossimo anno. Stiamo pensando di espandere la superficie dello stand per il prossimo anno, e di venire con più persone, perché ne vale la pena”.
Rita Biserni, responsabile marketing ed Enrico Bucchi, vicedirettore di Alegra: “Ottima partenza, grazie anche ad un mix di appuntamenti concordati e visitatori di passaggio. Rispetto all’edizione precedente abbiamo notato un notevole incremento di visitatori esteri e da Oltremare. Il periodo è ottimale perché favorisce la presenza di una grande varietà di prodotti. Respiriamo un’aria di ottimismo, nonostante le difficoltà di un ultimo trimestre 2022 che per l’ortofrutta italiana si preannuncia il più problematico”.
Augusto Renella, responsabile marketing e sviluppo Naturitalia: “Manifestazione che non delude le premesse. Buono l’afflusso di visitatori. Restano molte incognite sull’andamento del settore nei prossimi mesi a causa della difficile situazione internazionale, ma qui constatiamo che le filiere più rappresentative del made in Italy ortofrutticolo riscuotono un buon interesse sui mercati esteri, in particolare quella del kiwi, delle pere e delle mele”.
Federica Scinocca, responsabile marketing Opera: “La manifestazione si è dimostrata sin dalle prime battute molto movimentata. La partecipazione è infatti stata costante dfin dalla prima giornata, segno che le imprese ed il settore ortofrutticolo tutto vogliono ripartire con la giusta marcia nonostante il periodo ed il contesto internazionale complicato. Fruit attraction si conferma essere una fiera di grande concretezza”.
Riccardo Martini, direttore generale Tramaco: “Una fiera molto positiva e lo è stata dal primo giorno. In un momento storico in cui i temi costanti sono la guerra, la recessione e l’inflazione, poter respirare una bella atmosfera di business, di voglia di incontrarsi, di guardare avanti, è qualcosa di davvero bello. L’organizzazione, la location e il periodo sono perfetti. Siamo all’inizio della commercializzazione ed esportazione della produzione invernale europea. Riguardo a noi, vediamo un interesse delle aziende esportatrici molto maggiore che in passato, perché dall’inizio della pandemia in poi la parte logistica che concorre al costo di vendita finale è diventata una parte sempre più cruciale per la competitività”.
Dario Lezziero, international project manager CIV: “L’affluenza è ottima, così come la curiosità e l’interesse. Si percepisce un ottimismo di fondo, un cercare di reagire alla situazione. Poi, l’andamento reale delle cose dipenderà molto dalle decisioni europee in merito ai costi energetici e alle varie fasi produttive (dai trattamenti in campo alla frigo conservazione, fino al confezionamento), oltre che dai finanziamenti comunitari. Noi come breeder siamo a monte nella fase produttiva e vediamo che molti progetti di investimento sono in stand-by per l’attesa di queste decisioni e delle loro conseguenze. Ma qui gli incontri sono stati molti, con operatori europei, neozelandesi e sudamericani”.