Il Comitato di Coordinamento dell’OI Pera, riunito lunedì 15 luglio, ha fatto il punto sulla produzione di pere attesa per il 2024. Dopo un’annata estremamente difficile come quella del 2023, con produzioni fortemente limitate dal gelo, le prospettive per quest’anno sembrano nettamente migliori.
Prima di addentrarci sui risultati delle stime produttive per la campagna entrante è bene sottolineare il nuovo contesto in cui la pericoltura italiana si trova. Dal 2019, per svariati e noti fattori, le rese medie per ettaro nel Nord Italia sono state sempre molto lontane dalla normalità, in particolare nel 2021 e nel 2023 a causa del gelo. Il susseguirsi di annate produttive così complicate ha condotto in questi anni ad un calo drastico della pericoltura. Oggi a livello nazionale le superfici in produzione contano poco più di 21.000 ettari contro i 35-36.000 ettari di 15 anni fa ed in Emilia Romagna l’estensione della coltura è scesa a circa 11.000 ettari. Numeri distanti anche da quelli di appena 5 anni fa, che permettevano all’Italia di produrre più di 750.000 tonnellate di pere, di cui oltre 500.000 in Emilia Romagna. Oggi il potenziale del nostro paese si è ridotto a circa 500.000 tonnellate e oltre 300.000 in Emilia Romagna e quindi per analizzare il dato perde di significato il confronto con gli anni precedenti, perché al di là della situazione produttiva, la grande differenza sono le superfici che in questi anni si sono perse.
Preso atto di questo nuovo contesto, quest’anno la produttività, in termini di rese medie per ettaro, appare più promettente degli anni precedenti, in diversi casi migliore del 2022, annata con un’offerta più regolare ma caratterizzate da calibri contenuti. È chiaro che nel confronto produttivo con il 2022 gioca il fatto che le superfici solo due anni fa erano superiori del 22% a quelle attuali.
Passando ai numeri in Italia nel 2024 sono stimate circa 405.000 tonnellate, più del doppio rispetto ai valori contenuti del 2023 e il 20% in meno sul 2022.
L’Emilia Romagna con circa 245.000 tonnellate, contro le 99.000 dell’anno precedente, ritorna su livelli più prossimi al potenziale attuale. La qualità del prodotto ad oggi si presenta buona, con buona pezzatura. Tutte le principali varietà vedono, in generale, aumenti consistenti rispetto allo scorso anno, ma con una situazione non perfettamente omogenea in alcuni casi per Abate e William. Anche nelle altre aree del Nord Italia, si ritorna su livelli più normali, pur scontando la flessione delle superfici; al sud l’offerta è buona con superfici tendenzialmente costanti.
“Certamente quest’anno siamo in una situazione migliore rispetto all’anno scorso, anche se in questo momento preoccupano le attuali elevate temperature e quelle previste nei prossimi giorni. Il calibro ad oggi è buono, ma molto dipenderà dall’andamento climatico da qui alla raccolta. Il calo delle superfici è importante ma era prevedibile considerando quanto accaduto in questi anni. Si spera a consuntivo di potere contare su una buona produzione così da alleggerire il peso economico degli ultimi anni” sottolinea il Presidente di OI Pera Thomas Brandstaetter.
Ad inizio agosto verranno resi noti in occasione del convegno di Prognosfruit i dati relativi agli altri importanti paesi produttori a livello europeo; dalle prime indicazioni la produzione dei principali paesi competitori europei sembra piuttosto limitata rispetto alle passate stagioni, con cali attesi nel Nord Europa e in Spagna.