Al convegno “Terra Mia” le donne raccontano la filiera di produzione della pera
Ferrara ospita ogni anno il Festival di Internazionale, un evento che vede la partecipazione di giornalisti da tutto il mondo e oltre 70.000 visitatori.
Quest’anno il Consorzio Pera IGP dell’Emilia-Romagna, ha voluto accendere i riflettori su un prodotto locale come la pera che diventa globale e raggiunge le tavole dei consumatori d’Europa e del mondo.
Lo ha fatto con un taglio del tutto inedito, dando voce e visibilità a tre donne dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta protagoniste dirette del settore.
A coordinare e moderare la discussione è intervenuto Paolo Bruni Presidente di CSO Italy.
“Pensiamo che sia importante – dichiara Paolo Bruni – capire cosa c’è dietro ad un prodotto che viene acquistato ogni anno dall’ 90% circa delle famiglie italiane e che coinvolge migliaia di aziende agricole e migliaia di lavoratori.
Parliamo di produzione locale che diventa globale e che deve necessariamente trovare la strada per arrivare sui mercati di tutto il mondo, pena la decadenza dell’intero settore, la perdita di posti di lavoro, la perdita di ricchezza e di opportunità.
La nostra produzione, prosegue Bruni necessita, senza dubbio, di una tutela territoriale, ma deve anche diventare sempre più globale per non soccombere all’aggressività del mercato. Dobbiamo essere in grado di competere salvaguardando le nostre produzioni in termini di salubrità, qualità ed eccellenza trovando però gli strumenti più adeguati per raggiungere più mercati possibili e questa è la sfida più importante di oggi.”
L’eccellenza produttiva di un territorio e di un prodotto passa attraverso tutte le fasi della filiera a partire dal vivaio, con la selezione di piante in condizioni ottimali per produrre al meglio ed adattabili alle diverse condizioni ambientali.
Lo conferma Silvia Salvi, Amministratore di Salvi Vivai. “L’Italia è un paese leader nell’attività vivaistica e le pere rappresentano un importante fetta di mercato in Europa. Produciamo per tutti i mercati europei con un prodotto italiano che raggiunge altissimi livelli qualitativi, un prodotto che nasce e si sviluppa in un areale che ha una lunga storia legata al vivaismo del pero e nel tempo l’esperienza e la specializzazione in questo settore hanno portato a rendere il legame, tra Ferrara e la pera, forte e unico. La ricerca è un aiuto fondamentale per incrementare la produttività e la qualità del prodotto, ma ad oggi le nuove varietà non decollano rispetto al pregio organolettico gustativo della Abate Fetel che resta indiscutibilmente la pera regina in Italia.”
La qualità si fa in campo ed è strettamente legata alle capacità dei produttori.
La testimonianza di Elisabetta Moscheni produttrice, mette in evidenza il ruolo chiave dell’impresa agricola e la necessità di salvaguardare la produzione.
“Ho iniziato a produrre pere Abate – dichiara Elisabetta Moscheni – per azzardo e scommessa con la mia vita. Ho lasciato la giurisprudenza e ho scelto la terra, con mio marito, cercando libertà e contatto con la natura. Oggi non sono pentita ma mi rendo conto che il lavoro è diventato sempre più burocratico e continuamente soggetto ad improvvisi sovvertimenti.
C’è un calo di produzione, quest’anno, perché abbiamo la cimice asiatica e, tra l’altro ci sono difficoltà di sbocco commerciale.
Serve una grande apertura, opportunità di export con tanti paesi del mondo. Dobbiamo difendere la nostra produzione altrimenti non riusciremo a sopravvivere e in pochi anni perderemo tutti i primati.”
“Non immaginiamo nemmeno quanto sia importante il made in Italy frutticolo nel mondo – dichiara Alexandra Caminschi – imprenditrice specializzata nell’esportazione di tecnologie e mezzi tecnici Made in Italy per fare frutticoltura nell’Est Europa.
C’è un enorme interesse per il nostro Made in Italy tecnologico – dichiara Caminschi soprattutto in paesi come Azerbaijan, Uzbekistan dove si stanno programmando impianti frutticoli di enormi dimensioni.
Abbiamo grandi possibilità di sviluppo di quel mercato anche in termini di consumo perché è sempre più richiesta frutta di alta qualità che solo noi siamo in grado di portare.
Penso che la globalizzazione sia una opportunità se riusciamo a coglierne le potenzialità considerando soprattutto che il prodotto italiano è un prodotto “locale” e per questo di grandissimo appeal sui consumatori dell’est.”
“Abbiamo messo in evidenza problemi e opportunità di un prodotto strettamente legato al territorio di origine come la Pera IGP dell’Emilia-Romagna – conclude Paolo Bruni – e dobbiamo salvaguardare le produzioni locali di grandi dimensioni guardandole con la giusta consapevolezza. Dobbiamo fare in modo che i prodotti italiani come le pere riescano a raggiungere più mercati possibili abbattendo le barriere che fino ad oggi ce lo hanno impedito.
Ogni volta che mangiamo una pera sia essa a marchio o meno, dobbiamo sapere che dietro di lei c’è una realtà territoriale forte e importante ma anche fragile e ad alto rischio.
Se I produttori si stancheranno di lottare tutti I giorni con un mercato in condizioni difficilissime perderemo la nostra supremazia alimentare nel mondo.”