Dopo il disastro produttivo del 2019, causato da una bassa fioritura, ma soprattutto dai problemi derivanti dalla cimice asiatica e dalla maculatura bruna, la produzione 2020, pur in crescita rispetto all’anno precedente, risulta la più contenuta degli ultimi 10 anni, se escludiamo il 2019. Questo è quanto emerso durante il Comitato di coordinamento dell’OI Pera.
“Quest’anno il confronto con l’anno precedente non è esemplificativo data l’eccezionale scarsità dei raccolti 2019; per poter dare la giusta interpretazione dei dati è corretto rapportarsi, oltre alla media produttiva 2015-2018, con la serie storica delle produzioni italiane di pere, per accorgerci che siamo sul livello più basso, ad esclusione del 2019” – commenta Gianni Amidei, Presidente dell’OI Pera.
In Emilia-Romagna con una produzione stimata di circa 424.000 tonnellate, i quantitativi si pongono inferiori del 14% alla media 2015-2018 ed è necessario ritornare al lontano 2012 per ritrovare volumi simili.
Il gelo di fine marzo ed inizio aprile sembra aver creato qualche problema nelle varietà più precoci, come la Carmen e Santa Maria, nonostante un incremento delle superfici. William B.C. è stimata in regione pari a -15% sulla media 2015-2018, con volumi sui livelli minimi (ad esclusione del 2019).
Abate Fetel, dopo la scarsissima produzione dell’anno scorso, si porta quest’anno a circa 221.000 tonnellate, l’11% in meno rispetto alla media del quadriennio considerato.
Per Conference, Kaiser e Decana si registra anche quest’anno una perdita importante di superfici, in particolare per Conference, in linea con gli andamenti degli anni precedenti e che portano la produzione nettamente al di sotto alla media 2015-2018: si va da oltre il -30% per Conference, al -18% per Kaiser, passando per il -25% per Decana.
“Lo scorso anno la situazione è stata particolarmente problematica dal punto di vista fitosanitario, con forti attacchi di cimice asiatica e di maculatura bruna – prosegue Amidei – che hanno finito per ridimensionare ai minimi livelli le stime produttive fatte in precedenza. Allo stato attuale, a parità di periodo, la situazione sembra maggiormente sotto controllo, soprattutto per quanto riguarda la cimice, ma l’evoluzione futura è un grande punto interrogativo, che andrà valutata nel prossimo periodo. Sottolineiamo inoltre che il gelo avrà sicuramente effetti negativi sulla percentuale di I° qualità e, anche se il danno qualitativo appare oggi differenziato a seconda delle varietà, si stima oggi che la I° qualità di Abate Fetel possa risultare diminuita del 15%.”
Il dato nazionale, influenzato naturalmente da quello dell’Emilia-Romagna e da una situazione molto simile anche nelle altre aree più vocate, si pone su circa 642.000 tonnellate, inferiore del 12% rispetto alla media del quadriennio 2015-2018, raggiungendo il minimo degli ultimi 10 anni (sempre escludendo il 2019).
“Il dato significativo – conclude Amidei – oltre naturalmente all’auspicato ritorno ad una maggiore normalità rispetto al 2019, è un volume produttivo nettamente sotto la norma, dovuto anche ad un calo progressivo delle superfici in produzione, che anche quest’anno si è registrato. Questo è un indicatore importante e purtroppo preoccupante sullo stato di salute della pericoltura italiana, che in questo momento mette in luce molte criticità e che necessita di un forte progetto di rilancio”.